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Una tutela rafforzata per avvocati, commercialisti e consulenti

Con l’ordinanza n. 17228 del 26 giugno 2025, la Corte di Cassazione ha sancito un principio destinato a incidere profondamente sulle modalità dei controlli fiscali. Non è più sufficiente un’autorizzazione generica per superare l’opposizione del professionista che invoca il segreto professionale: la Guardia di Finanza, in questi casi, deve sospendere immediatamente le operazioni e attendere un provvedimento specifico del magistrato.

Questo passaggio segna un cambiamento sostanziale. Viene infatti ribadito che la riservatezza tra professionista e cliente non è un privilegio, bensì un diritto tutelato dall’ordinamento, al pari delle garanzie riconosciute al contribuente.

Il caso che ha originato la sentenza

La vicenda prende avvio da un controllo in uno studio legale, durante il quale i verificatori avevano tentato di acquisire un block-notes con dati sensibili di clienti e compensi. L’avvocato aveva opposto il segreto professionale, ma i militari avevano agito sulla base di un’autorizzazione della Procura, rivelatasi poi troppo generica e dunque inidonea.

Il contenzioso, arrivato fino in Cassazione, ha prodotto un principio chiaro: l’autorizzazione deve essere successiva all’opposizione e riferita ai documenti specifici, con indicazioni puntuali su cosa può essere acquisito.

Effetti concreti sui controlli fiscali

La decisione trova fondamento nell’art. 7-quinquies dello Statuto del Contribuente (L. 212/2000), che rende inutilizzabili ai fini dell’accertamento le prove raccolte in violazione della legge. Ciò implica che qualsiasi atto impositivo fondato su documenti sequestrati senza decreto mirato è da considerarsi nullo.

Ne consegue che:

  • Gli studi professionali ottengono una protezione più solida contro verifiche e sequestri indiscriminati. Non potranno più essere oggetto di “blitz” basati su autorizzazioni generiche, ma solo di acquisizioni circoscritte e autorizzate da un giudice.
  • I professionisti (avvocati, commercialisti, consulenti) hanno a disposizione un chiaro strumento difensivo: l’opposizione al sequestro non è più un atto formale, ma un diritto effettivo che obbliga i verificatori a fermarsi e attendere un decreto mirato.
  • Il Fisco e la Guardia di Finanza potranno comunque svolgere la loro attività di accertamento, ma entro un perimetro definito e trasparente, evitando abusi e garantendo maggiore legittimità agli atti.
  • I contribuenti vedono rafforzata la propria tutela indiretta: la riservatezza delle informazioni condivise con il proprio consulente viene protetta, riducendo il rischio che dati sensibili vengano acquisiti e utilizzati senza adeguate garanzie.

Un equilibrio tra poteri pubblici e diritti fondamentali

La sentenza della Cassazione rappresenta un passo avanti storico: introduce un equilibrio più solido tra l’interesse erariale e il diritto alla riservatezza. In concreto, avvocati, commercialisti e consulenti possono contare su una tutela rafforzata, mentre i contribuenti vedono garantito che le verifiche fiscali non possano degenerare in strumenti invasivi e arbitrari.

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Fonte: Romina Cardia, “Agenzia delle Entrate: stop a controlli fiscali negli studi, c’è il segreto professionale”, Brocardi.it, 27/08/2025