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Non basta dichiarare l’esistenza di assetti organizzativi: è fondamentale adottare strumenti concreti per verificare la salute dell’impresa. Anche le società che redigono il bilancio in forma abbreviata possono — e devono — farlo.

Oltre la forma: assetti che funzionano davvero

L’art. 2086, comma 2, del Codice Civile impone a tutte le società — indipendentemente da dimensioni o regime contabile — l’adozione di assetti organizzativi, amministrativi e contabili in grado di rilevare tempestivamente segnali di crisi e garantire la continuità aziendale.

Ma come si traduce questo principio nella pratica quotidiana, specialmente per una PMI che redige il bilancio in forma abbreviata?

La risposta sta nell’adozione di un cruscotto minimo di indicatori che permetta un monitoraggio costante e tempestivo.

📊 Indicatori chiave per una gestione consapevole

Anche in contesti semplificati, è possibile (e auspicabile) monitorare periodicamente alcuni indici economico-finanziari basilari, che rappresentano il termometro dello stato di salute dell’impresa. Ecco i principali:

  • EBITDA (Margine operativo lordo) e sua evoluzione nel tempo
    L’EBITDA rappresenta il reddito operativo generato dall’attività caratteristica dell’impresa, al lordo di ammortamenti, accantonamenti, interessi e imposte. È un indicatore molto utilizzato per valutare la capacità dell’azienda di produrre reddito operativo prima degli effetti della gestione finanziaria e fiscale.
    La sua evoluzione nel tempo è fondamentale per capire se il modello di business è in grado di mantenere o migliorare la propria efficienza operativa, indipendentemente da variabili esterne o straordinarie. In sintesi, è un indicatore della “forza interna” dell’impresa.
  • Indice di liquidità corrente (Current Ratio)
    Il Current Ratio misura il rapporto tra le attività correnti (disponibilità liquide, crediti, magazzino) e le passività correnti (debiti a breve termine). Un valore superiore a 1 indica che l’impresa è potenzialmente in grado di far fronte alle obbligazioni a breve con le risorse di cassa disponibili.
    È un indicatore fondamentale per monitorare la solvibilità nel breve periodo e per individuare eventuali squilibri tra entrate e uscite imminenti, che potrebbero mettere a rischio la continuità aziendale.
  • Indice di indebitamento (Debt/Equity)
    Questo indice mette in relazione il debito complessivo dell’azienda con il patrimonio netto, mostrando il grado di leva finanziaria. Più l’indice è alto, maggiore è il peso del debito rispetto ai mezzi propri, e quindi più vulnerabile è l’impresa a eventuali tensioni finanziarie, variazioni nei tassi di interesse o cali di fatturato.
    Mantenere questo indice sotto controllo è fondamentale per valutare la sostenibilità dell’indebitamento e la solidità complessiva dell’impresa.
  • Indice di rotazione del magazzino e dei crediti
    L’indice di rotazione del magazzino misura quante volte in un dato periodo le scorte vengono rinnovate o vendute. Un basso tasso di rotazione può segnalare un eccesso di merce invenduta o inefficienze nella logistica.
    L’indice di rotazione dei crediti, invece, esprime la rapidità con cui l’impresa incassa i propri crediti commerciali. Valori elevati possono indicare efficienza nella gestione degli incassi, mentre valori bassi possono nascondere problemi di liquidità o di affidabilità della clientela.
    Entrambi gli indici offrono una fotografia dell’efficienza operativa e della gestione del capitale circolante.
  • Autonomia finanziaria
    L’autonomia finanziaria esprime il rapporto tra capitale proprio e totale delle fonti di finanziamento (capitale proprio + debiti). Indica quanto l’impresa dipenda da risorse esterne, e quindi la sua capacità di autofinanziarsi e reggere agli shock.
    Un’elevata autonomia finanziaria è segno di solidità strutturale, ed è spesso ben vista da banche e investitori. Al contrario, una bassa autonomia indica dipendenza dal credito, e quindi maggiore rischio in caso di contrazione dei finanziamenti.
  • Cash flow operativo
    Il flusso di cassa operativo rappresenta la liquidità generata o assorbita dalle attività caratteristiche dell’impresa, al netto di investimenti o finanziamenti. In altre parole, misura quanto l’impresa “produce cassa” attraverso il proprio core business.
    È uno degli indicatori più importanti per valutare la sostenibilità economica nel tempo. Un cash flow costantemente positivo è indice di equilibrio e di buona gestione. Un valore negativo prolungato, invece, può essere il preludio a tensioni finanziarie o a difficoltà nel far fronte alle obbligazioni.

La Nota Integrativa come sintesi

In un bilancio in forma abbreviata, non è obbligatorio dettagliare questi indicatori, ma è fortemente consigliato farvi almeno un cenno nella Nota Integrativa, magari nella sezione “Altre informazioni”.

“La società, nell’ambito degli assetti amministrativi adottati, ha definito un sistema di monitoraggio basato su indicatori economico-finanziari semplificati, al fine di valutare la continuità aziendale e l’equilibrio gestionale.”

Un semplice paragrafo come questo può rappresentare un messaggio di trasparenza e attenzione gestionale, valorizzando la struttura interna anche agli occhi di terzi.

Un piccolo sforzo, grandi vantaggi

Dotarsi di questi strumenti e dichiararlo nel bilancio non richiede investimenti onerosi: spesso bastano un foglio di calcolo, il supporto del consulente e un minimo di regolarità nel monitoraggio. Il vantaggio è duplice:

  • l’impresa è più consapevole delle sue dinamiche economiche,
  • l’amministratore è più tutelato sotto il profilo delle responsabilità civili e penali.

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